La Collana Reperti è stata curata dal Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni culturali congiuntamente al Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici.

I. Marziano Capella, I PRIMI VOLGARIZZAMENTI ITALIANI DELLE NOZZE DI MERCURIO E FILOLOGIA
a cura di Gabriella Moretti, 1996, 277 pp., ISBN 88-86135-43-2, € 15,49.

Si presentano in edizione anastatica i due più antichi volgarizzamenti italiani dei primi due libri del De nuptiis, uno della fine del Cinquecento e l'altro della prima metà del Seicento. Questi volgarizzamenti si inseriscono nel panorama della rinnovata fortuna, anche iconografica, dell'opera allegorica di Marziano Capella dal Rinascimento in avanti; e avranno un'importanza singolare nel favorire una rinnovata vitalità di questo testo all'interno degli spettacoli per nozze di corte. Il volgarizzamento secentesco di Francesco Pona costituisce inoltre una tesseranon trascurabile dell'attività letteraria del personaggio, attento soprattutto a quei testi antichi e tardo antichi (Ovidio, Apuleio, e appunto Marziano Capella) che possono fornirgli un modello di intreccio romanzesco.

II. Antonio Baldini, NOSTRO PURGATORIO. FATTI PERSONALI DEL TEMPO DELLA GUERRA ITALIANA 1915-1917
a cura di Corrado Donati, 1996, 272 pp., ISBN 88-86135-49-1, € 12,91.

La Grande Guerra vista da uno scrittore che vi ha preso parte come combattente e come corrsipondente, descritta con garbata ironia ma anche con grande umanità.
Come tanti intellettuali della sua generazione Baldini parte per il fronte della prima guerra mondiale convinto di compiere un dovere verso la Patria. Ma le ragioni del suo interventismo non sono così radicate da oscurare la sua profonda umanità e la sua indole di letterato finemente ironico. Dalle sue vicende di combattente, dalle sue osservazioni di corrispondente, capace di cogliere e descrivere i fatti più minuti come i grandi scenari, nascono le pagine di Nostro Purgatotio che Umberto Fracchia ha definito uno dei libri più belli e commoventi suml fenomeno della guerra.

III. Giovanni Battista Picotti, LA DIETA DI MANTOVA E LA POLITICA DE’ VENEZIANI
a cura di Gian Maria Varanini, introduzione di Riccardo Fubini, 1996, 558 pp., ISBN 88-86135-55-6, € 15,49.

Come sottolinea Riccardo Fubini nella sua Introduzione a questa ristampa anastatica, ben al di là del titolo - in qualche modo limitativo - sono centrali nella monografia di Giovanni Battista Picotti (1878-1970), edita nel 1912, i problemi più generali della politica italiana ed europea del Quattrocento. Costruita su una solidissima base documentaria, la ricerca del Picotti si trasforma anche, come accade nell'altra sua opera maggiore, La giovinezza di Leone X, in ricostruzione d'ambiente, ricca di sensibilità per temi di storia della cultura, di storia della religiosità, della mentalità.

IV. VERSI SCIOLTI DI TRE ECCELLENTI MODERNI AUTORI CON ALCUNE LETTERE NON PIÙ STAMPATE
a cura di Alessandra Di Ricco, 1997, 429 pp., ISBN 88-86135- 64-5, € 15,49.

Il volume presenta in edizione anastatica i Versi sciolti di tre eccellenti moderni autori con alcune lettere non più stampate (Dieci lettere di Publio Virgilio Marone, Versi sciolti di Carlo Innocenzo Frugoni, Epistole in versi di Francesco Algarotti, Dodeci poemetti in verso sciolto di Saverio Bettinelli), preceduti dall'introduzione critica di A. Di Ricco.

V. Ranuccio Pallavicino, I TRIONFI DELL’ARCHITETTURA
a cura di Lucia Longo, 1997, 159 pp., ISBN88-86135-65-3, € 15,49.

Quella di Ranuccio Pallavicino non è una guida tradizionale, peraltro compiuta e dettagliata, della Residenza di Monaco, ma un documento di publica magnificentia del principe e della sua Corte in omaggio a Ferdinando Maria di Wittelsbach e a Enrichetta Adelaide di Savoia. Dai Trionfi dell'Architettura emerge un'opera d'arte consapevole - il palazzo - che esibisce in pittura su soffitti e pareti un fitto gioco di allegorie e miti, un labirinto di motti ed emblemi, ideati secondo un programma decorativo che palesa la funzione degli ambienti e celebra la grandezza morale e politica della Casa di Baviera. I suoi protagonisti vengono proiettati, come dei ed eroi, in un ideale mondo allegorico-figurativo.Pallavicino presenta la residenza dei Wittelsbach com'era nel 1667, cioè con gli ampliamenti di Massimiliano I, le ristrutturazioni e gli apparati ornamentali predisposti da Enrichetta Adelaide di Savoia.

VI. Giacomo I Stuart, DEMONOLOGIA
a cura di Giovanna Silvani, 1997, 170 pp., ISBN 88-86135-67-X, € 15,49.

Scritto nel 1597 da Giacomo Stuart, futuro re d'Inghilterra e di Scozia, questo trattato sulla stregoneria in forma di dialogo si offre al lettore di oggi come testimonianza quanto mai autorevole di quel clima persecutorio contro presunte pratiche magiche e demonianche dominante fra Cinque e Seicento, ponendosi come un vero e proprio documento storico di quella caccia alle streghe che si scatenò in tutta Europa, come testimoniano i processi, le torture e i roghi.
L'opera di Giacomo consente inoltre di indagare e verificare gli stretti rapporti fra la cultura ufficiale e il teatro del tempo; evidenti infatti sono le specularità e le influenze reciproche fra la Demonologia e il Macbeth e l'Amleto shakespeariani e il Doctor Faust di Christopher Marlowe. Specularità ed influssi tutti riconducibili ad un medesimo contesto epocale mobilissimo e contraddittorio quale fu quello tardo elisabettiano e giacomiano, punto di incontro e scontro fra i dogmatismi e le chiusure di una cultura ancora condizionata dai canoni medievali e nuove prospettive etiche e scientifiche annunciatrici dell'età moderna.

VII. Alberto Cantoni, HUMOUR CLASSICO E MODERNO
a cura di Massimo Rizzante, 1997, 120 pp., ISBN 88-86135-74-2, € 12,91.

"Alberto Cantoni nacque a Pomponesco, in provincia di Mantova, nel 1841 e morì a Mantova, nella sua villa, nel 1904. Autodidatta, si alimentò disordinatamente di cultura letteraria e filosofica classica e moderna. [...] uomo riservato e solitario, scrittore provinciale e cosmopolita, umile e aristocratico, amante del buen retiro della campagna, ma sensibile come un sismografo alle scosse della modernità del primo Novecento, non ha avuto né in vita né post mortem il successo che meritava. [...] i suoi scritti non hanno trovato nel corso di questo secolo che un solo apologeta, Pirandello, che [...] riconobbe in lui un vero maestro di umorismo, definendolo un "critico fantastico", un artista in grado di sottomettere sottilmente i procedimenti della critica alla potenza delle immagini e viceversa, la sua facoltà fantastica al demone della critica".

VIII. Franco Munari, STUDI SULLA ‘CIRIS’
a cura di Alberto Cavarzere, introduzione di Sebastiano Timpanaro 1998, 144 pp., ISBN 88-86135-79-3, € 15,49.

Franco Munari (Pernumia, Padova, 1920 - Berlino 1995) fu professore ordinario di filologia classica alla Freie Universität di Berlino dal 1961 al 1985. La sua produzione scientifica, negli anni giovanili indirizzata quasi esclusivamente alla latinità classica (soprattutto a Ovidio, di cui pubblicò l'edizione critica degli Amores, Firenze 1951, 19593), andò orientandosi col tempo sempre più verso la filologia medievale. In tale campo lasciò lavori notevolissimi, come l'edizione critica delle Ecloghe di M. Valerius (Firenze 1955, 19593) l'editio princeps degli Epigrammata Bobiensia (Roma 1955, in collaborazione con Augusto Campana) e i monumentali Mathei Vindocinensis Opera (Roma 1977, 1982, 1988). Gli Sudi sulla 'Ciris' segnarono l'esordio dell'attività filologica del Munari: un esordio tanto felice per il rigore scientifico con cui egli negò - forse definitivamente - la virgilianità della Ciris, quanto sfortunato per le circostanze della pubblicazione (basti pensare la data: Firenze 1944). Si ripubblicano ora nella collana dei Reperti, introdotti da un saggio di Sebastiano Timpanaro che ne mette in rilievo l'attualità, certi di rendere con questa ristampa anastatica un prezioso servizio agli studiosi.

IX. Giuseppe Parini, ODI (edizioni 1791 e 1802),
a cura di Stefano Carrai, 1999, 362 pp., ISBN 88-86135-88-2, € 15,49.

Il volume ripropone la prima edizione delle odi pariniane e quella postuma, allestite entrambe da ammiratori del poeta secondo architetture complessive piuttosto differenti fra loro e tali da configurare due diverse concezioni del libro, qui messe proficuamente a diretto confronto l'una con l'altra.

X. Aloisio Rendi, ROBERT MUSIL
a cura di Fabrizio Cambi, introduzione di Luciano Zagari, 1999, 226 pp., ISBN 88-86135-97-4, € 15,49.

La riedizione della monografia di Aloisio Rendi, primo studio organico su Robert Musil pubblicato in Italia nel 1968, frutto della rielaborazione di un saggio precedente, 'L'uomo senza qualità' e i suoi motivi fondamentali di ispirazione (1961), oltre a colmare un vuoto editoriale permette di ricostruire la fortunata ricezione dello scrittore negli anni Sessanta nel nostro paese.
Rendi presenta e interpreta la letteratura di Musil allineandosi al canone ideologico ed estetico dell'autore secondo cui «l'opera è in funzione dei temi più disparati». Di qui la ricomposizione di ascendenze, rapporti, proiezioni sul piano narrativo delle complesse e non lineari strategie concettuali del laboratorio musiliano. La lettura di Rendi, contrassegnata da una forte densità tematizzante, si sviluppa in una rassegna induttiva di modelli etici e di comportamenti calati tipologicamente nei personaggi musiliani di cui si descrivono la fenomenologia e la funzionalità ideologica. Essa rappresenta uno dei risultati più trasparenti e produttivi di una metodologia storico-culturale che non pregiudica, anzi stimola l'investigazione analitica e la ricerca di una sintesi.
A quasi quarant'anni dalla prima pubblicazione, di fronte ai risultati della recente Musil-Forschung, il testo di Rendi col suo respiro ermeneutico conserva una valida prospettiva critica complessiva.

XI. Vladimiro Zabughin, VERGILIO NEL RINASCIMENTO ITALIANO
a cura di Stefano Carrai e Alberto Cavarzere, introduzione di Augusto Campana, 2 voll., 2001, ISBN 88-8443-004-6, € 30,99.

A differenza del Virgilio nel Medioevo di Domenico Comparetti, lo studio di Zabughin che qui si ripresenta era rimasto finora confinato, per così dire, nella sua prima edizione, pubblicata a Bologna in due volumi usciti separatamente nel 1921 e nel 1923. Eppure, sebbene nei lunghi decenni trascorsi singole questioni siano state affrontate e indagate più a fondo, esso rimane a tutt’oggi insuperato come lavoro d’insieme, fornendo un punto di riferimento e di partenza irrinunciabile per ogni ricerca che tocchi la fortuna di generi, temi ed echi virgiliani nell’Italia del Rinascimento.

XII. Ardengo Soffici, ARTHUR RIMBAUD,
a cura di Luca Pietromarchi, Trento 2002, 144 pp., ISBN 88-8443-013-5. €15,49.

Arthur Rimbaud di Ardengo Soffici, la prima monografia italiana dedicata al poeta, fu pubblicata nel 1911 per i «Quaderni della Voce». Biografia, studio critico, saggio di traduzione, l’opera colloca, con una forzatura che ne costituisce il valore storico, l’avventura letteraria ed esistenziale di Rimbaud nell’ambito della ricerca di una nuova lingua poetica e di una totale commistione tra arte e vita che fu propria delle avanguardie storiche. Figlio di Baudelaire, il Rimbaud di Soffici, campione di un realismo assoluto, si situa tra Cézanne e Picasso, Marinetti e Apollinaire. Allo stesso modo, questo appassionato saggio trova la sua legittima collocazione all’incrocio tra le più vivaci correnti che animarono la vita letteraria tra Italia e Francia nei primi anni del Novecento.

XIII. Giuseppe Antonio Borgese, TEMPO DI EDIFICARE
a cura di Massimo Rizzante, 2008, 282 pp., ISBN 978-88-8443-274-2, € 22,00.

Tempo di edificare di G. A. Borgese è uno di quei libri di critica che tutti gli studiosi conoscono, che tutte le storie letterarie citano ampiamente, ma che nessuno legge. Dal 1923, data della sua prima edizione, pubblicata dalla casa editrice dei Fratelli Treves di Milano, non è mai più stato ristampato. Il destino di questo libro è simile a quello del suo autore: Borgese è uno dei grandi autori dimenticati del Novecento italiano. Eppure Tempo di edificare non era per Borgese meno importante di Rubè, la fortunata prova narrativa pubblicata nel 1921. Essi costituiscono i principali pilastri della sua volontà di edificare la nuova casa del romanzo italiano. Borgese è per «l’opera», mentre il suo tempo – siamo agli inizi degli anni ’20 – non si è ancora liberato del tutto dal raffinato quanto sterile commercio con il frammento, con la notazione in margine, con la bella pagina, con una lirica crepuscolare e infantile. Invece di strutture progettate da architetti consumati ed erette in piena regola da squadre di muratori ben organizzate, il paesaggio letterario italiano, agli occhi dell’autore di Tempo di edificare, è ancora un succedersi di terrains vagues, di palazzi rasi al suolo, dove spuntano «torsi a serie» e «ruderi preventivi». Insomma, frammentisti, lirici, rondisti, critici dal respiro corto per i quali la stroncatura era diventata una seconda natura, tutti, sebbene abbiano avuto il merito di aver disgregato la «vecchia forma retorica», sono stati dei «pessimi costruttori», gente a cui – come Borgese afferma in Tempo di edificare – «dar vita a un personaggio pareva cosa stomachevole».

XIV. Cesare Cases, SAGGI E NOTE DI LETTERATURA TEDESCA
a cura di Fabrizio Cambi, 2002, 386 pp., ISBN 88-8443-024-0, € 15,50.

Il volume, da tempo irreperibile, raccoglie scritti, composti fra gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, che spaziano dalla Aufklärung alla letteratura contemporanea e alla critica letteraria, in un’esplorazione dei processi culturali dettata dalla militanza delle idee e dalla ricerca di una prospettiva interpretativa. Una copia della vecchia edizione Einaudi si trova nella biblioteca dell’università di Torino. Le pagine sono fitte di sottolineature, rimandi e postille scritti a mano. Si veda il saggio sul Nathan di Lessing: hanno lasciato un segno, per così dire dialogando col testo, generazioni di studenti di germanistica. Si tratta infatti di un libro che regge nel tempo proprio perché Cases ha la capacità, senza dilungarsi in preamboli dottrinali, di arrivare a un orizzonte di senso. Così il lettore percepisce come i tre nuclei critici che strutturano i saggi interagiscono in un disegno complessivo, mostrando il processo, spesso nascosto, di formazione di un’epoca. La ristampa è corredata da una recente intervista all’autore.

XV. Tommaso Grapputo, LA SELVA NAPOLEONIANA, GLI AUSPICII NUZIALI A NAPOLEONE IL MASSIMO, PER LA NASCITA DELL’AUGUSTO PRIMOGENITO DI NAPOLEONE IL MAGNO
a cura di Alessandra Di Ricco, ISBN 88-8443-119-0, € 12,00.

Tommaso Grapputo (Venezia 1772-1834) è uno dei molti autori italiani, più e meno celebri, che in un cruciale momento storico, tra il 1809 e il 1811, negli anni dell’apogeo dell’impero, celebrarono Napoleone scrivendo versi e prose di carattere encomiastico. Il culto dell’imperatore, tradotto nelle forme di un classicismo ufficiale di regime, fu un fenomeno europeo promosso dall’alto ed esteso a tutte le arti. In Italia coinvolse artisti come l’Appiani e il Canova e letterati come il Cesarotti, il Monti, il Lamberti, il Giordani. Gli anni in cui Grapputo detta, sempre più stancamente, i versi riproposti in questo volume, sono anche gli stessi nei quali si manifesta il dissenso politico del Foscolo e di altri intellettuali non conformisti, per i quali la pratica neoclassica dell’antico si traduce invece in affermazione di identità della nazione.

XVI. Vincenzo Monti, SAGGIO DI POESIE,
a cura di Alessandra Di Ricco, ISBN-10: 88-8443-142-5 ISBN-13: 978-88-8443-142-4, € 15,00.

Il Saggio di poesie è la prima raccolta poetica di Vincenzo Monti, realizzata nel 1779 nell’intento di offrire al pubblico, attraverso una scelta delle proprie produzioni, la prova di una raggiunta maturità letteraria, esibita con disinvoltura su una vasta gamma di stili e di metri. Si spazia così dalle terze rime e i sonetti di argomento religioso o encomiastico al patetismo sentimentale delle elegie amorose, dal capitolo bernesco alle canzonette e al poemetto anacreontici, da un esempio di elegia latina a quello di una canzone di stampo petrarchesco, fino a comprendere anche un esperimento di poesia drammatica. All’eclettismo ispiratore della raccolta concorrono poi le prose poste ad apertura di ciascuna sezione e indirizzate a influenti destinatari, secondo l’oculata strategia di autopromozione che guida le mosse del poeta nel momento del suo ingresso nell’ambiente culturale della Roma di Pio VI. Le prose contengono enunciazioni di poetica non sempre coerenti, ma comunque dettate dalla stessa ricerca di originalità che si esprime nella natura eterogenea dei versi. Nel suo insieme, dunque, il libro d’esordio del Monti, imprescindibile per lo studio della sua formazione di letterato, documenta – come scrive Gennaro Barbarsisi nella Presentazione del volume – «una delicata fase di trapasso della poesia italiana dall’Arcadia al neoclassicismo e agli influssi delle nuove correnti del sentimentalismo e dell’inquietudine interiore circolanti in Europa».

XVII. Gianfranco Tibiletti, STUDI DI STORIA AGRARIA ROMANA,
a cura di Anselmo Baroni, ISBN 978-88-8443-180-6, € 25,00.

Il volume contiene, riuniti per la prima volta, gli studi di storia agraria romana di Gianfranco Tibiletti (1924-1976), storico del mondo antico di prestigio scientifico internazionale. Grazie ad essi il loro autore riportò al centro della storia romana repubblicana lo studio della formazione, utilizzazione ed evoluzione del terreno pubblico, esercitando in tale campo un’influenza profonda e durevole.

XVIII. Alamanno Morelli, NOTE SULL’ARTE DRAMMATICA RAPPRESENTATIVA, MANUALE DELL’ARTISTA DRAMMATICO, PRONTUARIO DELLE POSE SCENICHE,
a cura di Sandra Pietrini, ISBN 978-88-8443-201-8, € 25,00.

I trattati di mimica di Alamanno Morelli (1812-1893), acclamato attore del teatro di prosa, si inseriscono all’interno di un filone teorico di riflessioni sull’arte della recitazione che raggiunse il culmine nella seconda metà dell’Ottocento. Dai semplici manuali come il Prontuario delle pose sceniche (1854) ai più ponderosi trattati sull’espressività, la saggistica sul teatro ebbe una grande diffusione, correlata all’istituzione delle prime scuole di recitazione e al trionfo del ‘grande attore’, su cui si accentra l’attenzione del pubblico e della critica. Scritti da semplici letterati o da famosi attori dell’epoca ritiratisi dalle scene, i trattati di mimica cercano di dare dignità e professionalità a un mestiere ancora legato alla tradizione dei guitti e alla trasmissione diretta del sapere artistico. Poiché si fondano sul principio di una corrispondenza fra le passioni e la loro espressione, molti trattati tendono tuttavia a creare un repertorio mimico convenzionale, un vocabolario universale degli affetti ad uso dell’attore. Il percorso teorico di Alamanno Morelli, che secondo le testimonianze dei contemporanei adottò una maggiore raffinatezza ed eleganza del porgere, presenta comunque una notevole evoluzione, che nelle Note sull’arte drammatica rappresentativa (1862) e nel Manuale dell’artista drammatico (1877) si traduce in una maggiore attenzione al testo e all’interpretazione del personaggio.

XIX. THE GERM. THOUGHTS TOWARDS NATURE IN POETRY, LITERATURE AND ART,
a cura di Elisa Bizzotto e Paola Spinozzi, 2008, 254 pp., ISBN 978-88-8443-240-7, € 25,00.

La prima edizione italiana della rivista The Germ. Thoughts towards Nature in Poetry, Literature and Art, pubblicata in quattro numeri a Londra nel 1850 e poi nel 1901 da Elliot Stock con l’Introduction di W. M. Rossetti, nasce dal proposito di valutare la qualità estetica delle opere in prosa e in versi di artisti molto diversi tra loro per temperamento e facoltà espressive, e di porre in luce la rilevanza storico-culturale dei loro contributi, offerti con impeto giovanile, al coevo dibattito sulle finalità dell’arte e sul ruolo dell’artista nella società.
Poiché è stata definita la rivista dei Preraffaelliti, si rimane sorpresi nell’incontrare numerosi giovani autori non associati alla Pre-Raphaelite Brotherhood. In The Germ la ‘prosa estetica’, che scaturisce dalla volontà di elaborare teorie sull’arte in forma saggistica e narrativa, inizia a definirsi come genere letterario, mentre l’immaginario poetico si nutre di visioni e suggestioni che anticipano la poesia dell’Estetismo e del Decadentismo. Sulle pagine dei quattro numeri, presentati in ristampa anastatica, D. G. Rossetti, W. M. Rossetti, W. H. Hunt, F. G. Stephens, Thomas Woolner, James Collinson, Christina Georgina Rossetti, Coventry Patmore, John Lucas Tupper, John Orchard, Ford Madox Brown, Walter Howell Deverell, William Bell Scott e Major Calder Campbell riversano i loro pensieri sulla realtà e la rappresentazione, sul nesso fra Bellezza e Verità, parlano di convenzionalità e di volgarità, identificano le tematiche necessarie oppure sterili e persino perniciose, disquisiscono su tecniche espressive valide oppure inadeguate. Dalla volontà comune di ridefinire il ruolo delle arti nella seconda metà dell’Ottocento scaturisce l’estetica preraffaellita, che si esprimerà in opere contraddistinte da plurivalenza segnica.

XX. David Herbert Lawrence, LADY CHATTERLEY’S LOVER,
a cura di Serena Cenni, 2008, 372 pp., ISBN 978-88-8443-239-1, € 25,00.

Nel 1928 in una tipografia fiorentina vengono stampate in inglese, in edizione privata, mille copie di un romanzo che diventerà celebre per il suo contenuto intensamente erotico: Lady Chatterley’s Lover. L’autore, D. H. Lawrence, già noto al grande pubblico per alcuni romanzi dagli intrecci trasgressivi (Sons and Lovers, The Rainbow, Women in Love), è profondamente consapevole della portata esplosiva di questa sua nuova opera ed è pronto a difenderla con passione dagli attacchi degli ottusi censori e dei cinici ‘puritani’ che non tardano a denigrarla e ad accusarla di pornografia e oscenità. Ma la trama estremamente ardita di questo suo ultimo romanzo, che vede coinvolti una giovane nobildonna maritata a un baronetto invalido e un guardiacaccia solitario e vitale, travalica ogni barriera restrittiva, offrendo per la prima volta al grande pubblico una raffigurazione incisiva delle scansioni più intime del desiderio. È nel contatto passionale che esplode inatteso, ma autentico, tra due personaggi così socialmente distanti, che si condensa tutta la nervatura ideologica e politica lawrenciana, volta a esplorare ambiti, fino ad allora, linguisticamente inviolati e ad inscrivere, nell’esaltazione del corpo e delle sue più segrete anatomie ed emozioni, il riscatto profondamente etico, e poetico, del genere umano.

XXI. Fermín Eduardo Zeglirscosac, ENSAYO SOBRE EL ORIGEN Y NATURALEZA DE LAS PASIONES, DEL GESTO Y DE LA ACCIÓN TATRAL,
a cura di Sandra Pietrini, traduzione di Pietro Taravacci, 2010, 240 pp., ISBN 978-88-8443-347-3, € 18,00.

A partire dalla fine del Settecento, cominciò ad emergere in Spagna un particolare interesse per l’arte della recitazione, che nel secolo successivo darà luogo a una cospicua fioritura di trattati di mimica. Le prime riflessioni sull’arte dell’attore attingono a diverse tradizioni, dalla fisiognomica ai trattati sulle passioni, ispirandosi in parte alle codificazioni espressive dei vari sentimenti proposte da Charles Le Brun nella seconda metà del Seicento. Il primo trattato sistematico sull’espressione delle passioni applicata al teatro è l’Ensayo sobre el origen y naturaleza de las pasiones, del gesto y de la acción teatral di Fermín Eduardo Zeglirscosac, del 1800, che viene qui riprodotto in ristampa anastatica, accompagnato dalla traduzione di Pietro Taravacci e dall’introduzione di Sandra Pietrini.
L’autore del trattato, dietro al cui pseudonimo si cela probabilmente Francisco Rodríguez Ledesma, attinge a piene mani a due testi, la Conférence sur l’expression générale et particulière des passions di Le Brun e il trattato sull’espressività di Johann Jakob Engel, le Ideen zu einer Mimik (1785-86), che ebbe un’influenza determinante sulle successive eleborazioni di teorie della mimica. L’originalità dell’Ensayo non consiste solo nell’ardita combinazione delle due fonti, ma nell’intento di proporsi come strumento didattico per l’insegnamento della declamazione, di cui proprio in quegli anni cominciavano ad essere istituite cattedre all’interno delle scuole di recitazione. A cavallo fra i due secoli, emerse infatti l’esigenza di conferire maggiore dignità professionale all’arte dell’attore e di istituzionalizzarne l’insegnamento, contrastando l’istrionismo sregolato dei comici. All’interno di questo contesto, il trattato di Zeglirscosac presenta alcuni elementi fortemente innovativi, come l’importanza attribuita al direttore del teatro, e assume una rilevanza decisiva per lo sviluppo delle successive teorizzazioni, aprendo la strada alla lunga stagione dei trattati di recitazione e dei manuali di mimica.